7 luglio 2014

Io ti conosco, tu mi conosci e io so che tu sai che io ti conosco! (cit.)


È già passato un po' dall'evento (da noi, geek o nerd) più atteso dell'anno: il Google I/O 2014.

Finora non mi ero espresso al riguardo, visto che stavo cercando di metabolizzare la direzione in cui google sta spingendo.
Oggi voglio cercare di analizzarne le varie sfumature.

Il Google I/O, sicuramente lo saprete, è la due-giorni annuale dedicata al mondo del gigante americano: un incontro durante il quale viene fatto un po' il resoconto dell'anno passato, ma soprattutto è il punto partenza per il nuovo.

Google, chiaramente, non è l'unica ad utilizzare questa tipologia di evento per mostrare al mondo intero le novità e la direzione in cui concentrerà il lavoro per i successivi 12 mesi.


Lo show, quest'anno, è iniziato con uno di quei marchingegni alla Goonies: una macchina celibe, una catena di strumenti, in apparenza completamente slegati tra loro, ma attivati dalla caduta di una palla, si sono attivati uno di seguito all'altro al termine di un gigantesco timer in acciaio.

Una probabile metafora del concatenamento del lavoro: dove finisce quello di qualcuno, inizia il lavoro di un altro. Che poi è, forse, l'interpretazione migliore dell'evento stesso: Input / Output.



Se negli anni passati la presenza dei vari CEO/CTO/CIO, insomma tutte le alte cariche, l'ha sempre fatta, in un modo o nell'altro, da padrone, questa volta l'evento è stato condotto dal gran capoccia dei due prodotti made in google commercialmente più imponenti e importanti: Chrome ed Android.

Sundar Pichai, 40-enne indiano, determinato e vociferato-come-possibile-erede di Larry Page (co-fondatore e ad oggi CEO di google), si è limitato al recap iniziale, all'introduzione ad uno ad uno dei vari capo-ingegneri responsabili delle aree in esame, e al saluto finale: un chiaro segnale di avvicinamento agli sviluppatori, dato che l'evento era principalmente rivolto a loro.

In google, forse, stanno finalmente capendo che è grazie a questi ultimi se la gente si avvicina ai loro vari prodotti, e che un po' di incentivazione è la chiave per il successo (in questo Apple docet...).

Ma procediamo con ordine.

 

La situazione attuale



Android è in forte crescita, sia lato smart-phone che tablet: 1 miliardo di utenti attivi al mese.

Il robottino verde non solo domina saldamente il mercato (ormai da qualche tempo), ma continua la sua crescita con costanza, all'aumentare della diffusione dei telefoni evoluti, che ormai hanno superato per vendite i vecchi feature-phone.


E per migliorare ancor più le performance al riguardo, è stata annunciata una nuova iniziativa, chiamata androidone.

In che cosa consiste?
Nella realizzazione, nei prossimi mesi, di dispositivi decisamente economici (con prezzo inferiore ai 100$), con componenti accordate tra il produttore di turno e BigG, e con aggiornamenti software rilasciati direttamente da google.
Una sorta di Nexus (o device Google Play Edition) destinati ai mercati emergenti: i carrier (i gestori telefonici) potranno pre-installare software personalizzato, ma niente che vada a bloccare gli aggiornamenti garantiti (per minimo 18 mesi) e gestiti totalmente da google.


Si vocifera anche la possibilità di accordi tra il gigante americano ed i provider locali per il piano dati da associare al dispositivo... Insomma, google ce la sta mettendo tutta per collegare al (proprio) web il prossimo miliardo di persone.


Lavori in corso... quasi completati !



Accordi commerciali a parte, google continua a perfezionare la sua creatura aggiungendo (lentamente, ma con costanza) funzionalità su funzionalità.

Quest'anno, però, il focus è stato principalmente un altro: il design.
Matias Duarte, il gran capo del reparto design (trasversale per tutti i prodotti realizzati a Mountain View), è salito sullo stage incantando i presenti con una nuova idea di design: di che cosa è composto il materiale (inteso proprio come la materia)?

Questa è la domanda che si è posto il team di Duarte, e dalla quale si è partiti per dare un senso comune all'immenso catalogo di prodotti che BigG ha. Ma non solo: l'idea alla base era quella di creare un filosofia generale (e per questo motivo la ricerca ha impiegato quasi 3 anni di lavoro), pensare, quindi, a delle linee guida che possano funzionare per chiunque, per qualsiasi realtà.

Puntare sulla tipografia e sulle spaziature, niente di straordinario vero, ma sicuramente semplice, pulito e ordinato. Un tocco di colore qui e lì, e la base è fatta...
La genialiata, però, è dietro l'angolo... anzi, sopra e sotto: sì, perché si è introdotto il concetto di profondità.


Per la prima volta si parla di profondità di interfaccia gestita completamente dal sistema operativo (o per lo meno dagli algoritmi che si occupano della renderizzazione): questo significa che, impostando dei livelli di altezza alle varie componenti di ogni schermata, il sistema farà in modo di rappresentarle correttamente, e di manipolarne il contenuto di conseguenza.

Se condite il tutto, poi, con animazioni e feedback grafici al tocco dell'utente, ecco arrivare ad un'interfaccia moderna, pulita e piacevole da usare.


E non finisce qui, poiché google ha implementato le stesse tecniche anche all'interno di Polymer, il framework rilasciato l'anno scorso per facilitare la costruzione di applicativi web, andando quindi ad unificare (finalmente) il design su più livelli (Android, Chrome ed Apps): si sente forte la mano di Sundar Pichai in questo (e in molte altre cose di cui vi parlerò fra poco).

Sarà ovviamente ora compito degli sviluppatori seguire le linee guida dettate, cosa che google spera vivamente, soprattutto perché le sorprese sulla passerella non sono ancora finite.

Android da questo momento non sarà più solo tablet e telefonini, ma si espanderà anche nel salotto, al nostro polso o nella nostra auto, insomma in ogni dove.

Quest'anno google ha premuto sull'acceleratore e da inseguitrice (o forse non lo è mai stata?) si è pesantemente trasformata in (o riconfermata?) reale innovatrice.


Per unificare l'avanzata del robottino verde su più fronti (su cui tornerò fra poco) si è partiti sia dai nuovi concetti legati al design, ma soprattutto dalla nuova release di sistema, per ora semplicemente denominata "L".

Quest'anno google ha cambiato rotta: finora, ogni aggiornamento della piattaforma era sempre stato rilasciato ai produttori di terze parti e agli sviluppatori il giorno stesso della presentazione, causando un rallentamento nella diffusione delle nuove versioni ed una frammentazione generale, per lo meno lato core (sì, perché grazie ai Play Services più del 90% dei dispositivi Android ha accesso alle nuove API rilasciate regolarmente ogni 6 settimane).

La versione "L" di Android è prevista per l'autunno, questo significa che BigG ha mostrato con più di tre mesi di anticipo quelle che saranno le novità e la direzione del suo OS per dispositivi mobili. Ed una preview per gli sviluppatori e per i curiosi è stata pubblicata il giorno stesso, in modo che tutti possano già cominciare a lavorare per rendere compatibili le proprie app in tempo per il debutto autunnale.


Non vi sto ad elencare tutte le novità che saranno presenti in "L": si parla di più di 5000 nuove API per gli sviluppatori ed una marea di accortezze per gli utenti (gestione batteria migliorata, nuova sezione impostazioni, audio usb, ...) che vanno dalle notifiche potenziate (sia nella lock-screen che dalla status bar, ed in sovrimpressione!) alla nuova interfaccia (material design theme), dalla nuova gestione del multi-tasking (che ora include anche i tab di chrome e degli intent scatenati) al supporto ai processori 64 bit, e così via...!

La più grande release di Android di sempre!


Ampliamento della piattaforma



L'annuncio che tutti aspettavano riguardava però altro: qualche mese fa google aveva anticipato il rilascio di un nuovo SDK di sviluppo, non per telefoni né per tablet, ma per wearables (per ora solamente orologi da polso).

BigG ha sorpreso un po' tutti con l'annuncio non di una, ma di ben tre nuove piattaforme: androidwear, androidauto ed androidtv.



Per completare il discorso sulla già conosciuta piattaforma wearables, è stato mostrato (con una lunga demo) il funzionamento degli smart-watch pensati per lavorare (solamente) in accoppiata con un device Android, nonché il rilascio della versione definitiva dell'SDK per gli sviluppatori.

Piccola nota a margine: d'ora in poi, anche i glass (grandi assenti all'evento) saranno compatibili con questa piattaforma, oltre che con le "vecchie" Mirror API.



Android si trasferisce in automobile: collegando via BT o via cavo il nostro telefono ad un impianto studiato ad-hoc (quindi occorrerà acquistare automobili compatibili con la piattaforma), sarà possibile interagire con il nostro device per controllare la musica, le telefonate, i messaggi, nonché le mappe (almeno per ora).

La cosa interessante è che, in realtà, il tutto è gestito dal nostro telefono, quindi eventuali aggiornamenti di applicazioni, software, etc, sarà demandata a google e al telefonino, e non al produttore dell'automobile (che difficilmente può essere interessato a queste cose).

Oltre a garantire una certezza in più per quel che riguarda futuri update agli utenti, c'è da considerare anche che, solitamente, il cambio dello smart-phone è una procedura molto più ricorrente rispetto a quello di una automobile, il che porta alla possibilità di avere un sistema costantemente aggiornato.

Google cerca di rivoluzionare quindi anche questo mercato, lasciato da sempre alla mercé del produttore di turno e all'incompatibilità più assoluta generale.



Perché lasciar da parte lo strumento di intrattenimento per eccellenza, anch'esso frammentato in sistemi e sottosistemi non-comunicanti-tra-loro dei vari produttori?

Sto parlando ovviamente della TV.
Il robottino verde arriva anche qui, e nonostante il grande successo di chromecast, di cui ho ampiamente parlato nei mesi addietro, google si spinge oltre cercando accordi con i vari produttori di televisori e set-top-box: l'interfaccia è decisamente pulita e diretta ai contenuti (praticamente nessun menu, ma film, spettacoli e quant'altro in primo piano!), comandabile dal nostro dispositivo mobile (Android) e sempre aggiornata.


Il comun denominatore di tutto quanto è l'accoppiata tra predizione e la nostra voce: BigG ha creato il, probabilmente, più grande sistema di riconoscimento vocale al mondo, che è dietro tutti i suoi prodotti (google now in primis), ed ora lo ha portato al nostro polso, nella nostra auto e nel nostro salotto.

Tramite la nostra voce, infatti, potremo avere informazioni e dettare comandi ai nostri dispositivi, il tutto con feedback visivi coerenti grazie all'impiego di linee guida di design unificate.

Google ci conosce molto bene ormai da anni, sa quello che facciamo, quando lo facciamo e quello che cerchiamo (e come lo cerchiamo). Ora proverà a prevedere anche quello che vogliamo o a cosa siamo interessati in un determinato momento.
E se con google now ci va già molto vicino, con tutta questa nuova schiera di strumenti può arrivare a conoscerci veramente a fondo!

E qui casca l'asino: la necessità di superare i problemi di frammentazione e grande disomogeneità all'interno della piattaforma mobile più diffusa al mondo, ha portato google ad avere la mano più ferma del solito, e le tre piattaforme per dispositivi companion (tv, auto, wear) non saranno personalizzabili dai produttori partner.
Tutti gli aggiornamenti passeranno (per fortuna e sfortuna) tra le lunghe mani di google.

Se da una parte, quindi, google sta cercando di studiarci sempre più, dall'altra sta pian piano alzando i paletti verso i terzi.
Un bene per l'ecosistema, questo è indubbio, un po' meno per la concorrenza.


Nuovi servizi, ...



Eventi come l'I/O sono ottime vetrine anche per mostrare nuovi servizi, soprattutto se pensati per supportare il lavoro degli sviluppatori.

Se da un lato, quindi, arrivano nuovi strumenti per i developer, sia lato coding per Android (come ad esempio la beta dell'Android Studio), che per il web (Cloud Compute Engine, e così via); dall'altro arrivano nuovi aggregatori di informazioni cui sottomettere i dati rilevati: sto parlando di Google Fit (non è un caso che si chiami Google e non Android, un po' come per i Google Play Services, a sottolineare ancora una volta l'accentramento su BigG e l'allontanamento dall'AOSP), la piattaforma pensata per accorpare in un solo punto tutti i dati rilevati dai vari gingilli pensati per la nuova crescente area dell'e-Health.

Del resto tutti i concorrenti (Apple su tutti) stanno andando in questa direzione e la risposta di google non poteva che essere questa. Senza contare le varie polemiche a riguardo scatenatesi nei mesi scorsi.


... coerenza e coesione!


Google non è mai stata famosa per la coerenza e coesione tra i suoi vari prodotti.
Quest'anno con il material design ha cominciato a dare segnali opposti, ma non solo: Sundar Pichai, come già detto, è a capo principalmente delle piattaforme Android e Chrome, e sta spingendo verso il loro avvicinamento.

Ma non nel modo in cui tutti si aspettavano! (cioè l'unificazione dei due sistemi, che, invece, resteranno ben distanti tra loro).


Già il chromecast, che finalmente riceverà il mirroring dello schermo del telefono sulla TV (grazie ad un nuovo protocollo studiato proprio da google per superare l'inefficienza del Miracast), è una mezza fusione tra Android e Chrome OS.
Ma proprio quest'ultimo riceverà presto delle interessantissime funzionalità.


Tanto per cominciare, avremo la possibilità con Android L di vedere le notifiche del telefono direttamente sul nostro Chromebook. Inoltre, sarà possibile sbloccare il PC semplicemente avendo nelle vicinanze il nostro telefono, senza inserire alcuna password e venendo automaticamente autenticati con il nostro account google. In più, gli sviluppatori potranno far funzionare le app pensate per Android direttamente sullo schermo del nostro Chromebook.

Il tutto è ancora nelle fasi iniziali, ma è sicuramente un plus non indifferente.

Diventa evidente, quindi, come google stia cercando di accentrare su Chrome ed Android tutta la nostra vita digitale, e sembra anche riuscirci con i suoi tempi!
Del resto BigG non è mai stata famosa per fare tutto e subito (anzi, tutt'altro, se si pensa all'infinità di servizi BETA che offre), ma è sempre riuscita in qualche modo ad imporsi con il passare del tempo (vedi Search, Maps, YouTube, Gmail, e così via...).


Il tempo ci dirà se google vincerà (o continuerà a vincere) anche questa sfida (quella degli ecosistemi).
Di certo l'I/O di quest'anno sarà ricordato per il sempre più evidente abbandono dell'idea di vecchio gigante buono super partes (che nei primi anni del nuovo secolo era appellativo ricorrente per BigG), ma anche per l'insolita "numerosa" presenza femminile!


Stiamo virando verso l'idea di una moltitudine di servizi trasparenti all'utente, ma presenti sul giusto schermo (che sia la nostra TV, i nostri dispositivi [PC/telefoni/tablet], piuttosto che la nostra automobile o il nostro polso/volto/altra parte del corpo), forniti al momento giusto (richiamabili o con la voce, se necessario, o già pronti con informazioni o suggerimenti prima ancora di averli richiesti).

Sta solo a noi decidere a chi rivolgerci, accettando di condividere con realtà a noi estranee tutto ciò che riguarda la nostra vita.

Benvenuti nel futuro!


O forse sarebbe il caso di disconnetterci un pochino per guardarci intorno: