21 luglio 2015

Se solo potessi vedere quello che ho visto con questi tuoi occhi! (cit.)


Ciao ragazzi!

Qualche settimana fa stavo riflettendo sulla disagiata situazione della Grecia, sulla gran confusione creatasi attorno al blocco dei prelievi di denaro dalle banche, a tutto il caos mediatico che vi si è creato attorno, ma soprattutto alla disperazione delle persone che si sono viste negata la possibilità di accedere con facilità ai propri risparmi o, per chi con i soldi "ci lavora", di ricevere supporto economico, finanziamenti e via discorrendo...

Oggi volevo buttare giù qualche pensiero al riguardo... Più o meno.

In Italia, come si dice, "siamo con le pezze al ...", ma -almeno per ora- non ci è capitato di cadere in quel baratro: perché, diciamocela tutta, il denaro è così fondamentale nella società corrente (purtroppo?) che in molti non riescono a fare a meno di averlo fisicamente in mano o in tasca.
Indipendentemente dal fatto di disporre di tanta o poca liquidità (che si sia ricchi o poveri insomma), per come la abbiamo configurata nel corso dei secoli, la nostra società è fortemente legata all'utilizzo della moneta.

Il denaro ci permette di acquistare beni in cambio di pezzi di carta o metallo con valore nominale. Niente più baratto, niente più accordi tra individui: solo scambio di cifre calcolate come eque (da chi, come e perché non è però sempre chiaro) per l'accesso alla specifica risorsa desiderata/necessitata.

Accettando che il denaro sia così indispensabile nella società moderna, siamo proprio sicuri che la moneta sia l'unica modalità possibile per la gestione degli scambi?


È vero che, con molta probabilità, sono principalmente le persone meno giovani ad essere così legate alla carta moneta, ma in generale il poter toccare con mano, il sapere di avere con noi quei pezzi di carta così speciali, ci rende più sicuri e -forse- più consapevoli delle nostre uscite/spese.

Non sono qui per proporre il ritorno al baratto o pratiche similari (anche se mi sto convincendo che esse, forse, siano un modo migliore per gestire i rapporti tra le persone), ma per analizzare alcuni fenomeni che si stanno verificando e che cambieranno alcuni aspetti delle transazioni economiche e finanziarie da qui ai prossimi anni.

Pagamenti elettronici: i social saranno le nuove banche?

[#pagamenti2.0]


Al pari di soluzioni verticali già esistenti, come Stripe o Baintree, ogni sistema di Instant Messaging sta implementando modalità per l'invio rapido di denaro tra interlocutori o, in generale, per effettuare trasferimenti di denaro: Messenger di Facebook, BBM di BlackBerry, Line e WeChat, sono solo gli ultimi o i più famosi ad essersi messi in gioco.

E visto che i software di messaggistica istantanea stanno decisamente rimpiazzando ciò che nel primo decennio del nuovo millennio ha monopolizzato l'uso che facciamo della rete (i social network tradizionali), essi stanno tramutando in veri e propri sistemi di commercio elettronico.

La questione è, però, molto più sottile di quello che si potrebbe pensare.
Perché Facebook (con Messenger e Whatsapp), Line Corp. (ed il suo LINE), Tencent (via WeChat ed i suoi altri servizi), ed anche tutti gli altri hanno così interesse ad implementare soluzioni di scambio di denaro?

La risposta è sempre la stessa: i dati.
Tutti questi grandi colossi non sono particolarmente interessati alle transazioni economiche in sé (tant'è che spesso si parla di compensi bassissimi). Ciò che li muove è la necessità di conoscere l'utilizzo che facciamo del denaro.

Facebook, ad esempio, sa praticamente ogni cosa dei propri utenti. Ma un conto è sapere quali brand sono seguiti o, in generale, i contatti che esistono tra le persone, ed un'altra è avere una mappa esatta degli acquisti o, in generale, degli scambi di denaro tra gli utenti. Permettendo, quindi, i pagamenti attraverso il proprio network, Facebook può accedere ad un mondo immenso di informazioni preziosissime da riutilizzare per pubblicità ancor più mirate o da rivendere ad acquirenti interessati.

Nel mondo, inoltre, ci sono tantissime persone (si stimano circa in 2.5 miliardi) che non utilizzano i servizi bancari tradizionali (bonifici, carte di credito/debito, assegni, etc...), ma solamente la carta moneta. Nei paesi in cui essi vivono, perciò, non c'è molto interesse per i negozianti e le attività commerciali ad attivare strumenti di pagamento elettronico. Questo ovviamente allo stesso tempo blocca quelle stesse persone a fare il salto ai nuovi sistemi.

Ma il mondo si sta interconnettendo sempre più, ed entro la fine di questo decennio si stima che le persone che avranno a disposizione almeno uno strumento per collegarsi al web (lo smart-phone) quadruplicherà rispetto ad oggi, e l'uso della connettività dati sarà 10 volte quello attuale.
Facebook può sfruttare la possibilità di essere l'interfaccia per i pagamenti elettronici (oltre che il fornitore stesso del collegamento alla rete tramite i propri droni) al fine di aumentare la propria base di utenza, che nei mercati oggi più sviluppati sta raggiungendo il limite.

Questo discorso non vale solo per Facebook: anche gli altri player a modo loro hanno interessi similari.

Nei prossimi anni, con la crescita dei paesi in via di sviluppo, ci saranno molte più persone che si affacceranno sul mercato globale, e disporre di un sistema di pagamento potrebbe significare essere in prima linea per catturare nuovi utenti e nuovi dati preziosi.

Ciò spiega la corsa all'implementazione di strumenti di pagamento 2.0. Ma la domanda da cui eravamo partiti era un'altra: questi sistemi sostituiranno le banche o gli strumenti più tradizionali?
Non è facile stabilirlo: sicuramente potranno modificare la percezione che tante persone hanno del denaro, delle transazioni economiche e dello scambio di denaro tra individui.

Una visione interessante che potrebbe verificarsi è la divisione del mondo consumer da quello business, in cui gli spostamenti di denaro tra individui possa avvenire tramite le reti sociali, mentre gli scambi commerciali possano in qualche modo rimanere ancorati ai sistemi o ai player tradizionali.

Certo è che Western Union e MoneyGram, che attualmente detengono un duopolio nel settore dell'invio di denaro a livello mondiale, dovranno analizzare per bene questo fenomeno. E magari pensare ad alternative per la riduzione dei ladrocinicosti di invio di denaro (in alcuni casi si arriva al 30% della cifra inviata).
Anche perché possibili minacce arriveranno anche da concorrenti molto più vicini.
Letture consigliate:

Cellulari ed orologi: i nuovi intermediari tra banche e persone?

[#ApplePay, #AndroidPay, #SamsungPay]


I grandi nomi dietro ai social network non sono gli unici interessati al mondo dei pagamenti. Ovviamente.

Apple, Google, Samsung, etc hanno fiutato l'affare (non sono i soli) ed hanno lanciato alcune proposte alternative ai classici strumenti di pagamento, aggredendo il mercato a partire da America ed Europa.

Rispetto al mondo dei pagamenti 2.0, qui il target -almeno per il momento- è un altro: certamente i paesi più sviluppati, sicuramente solo una parte della popolazione (quella che è già avvezza all'uso delle carte plastificate o all'e-commerce), ed ovviamente solo per transazioni in esercizi (commerciali e non, virtuali e non) che già oggi accettano (o che nei prossimi mesi inizieranno ad accettare) pagamenti con bancomat e strumenti simili.

Le soluzioni proposte sono grosso modo equivalenti: alcune richiedono strumenti appositi che chi (il negoziante) voglia supportarle deve installare nei propri negozi, e necessitano per chi (l'acquirente) le voglia utilizzare di dispositivi di ultima generazione: smart-phone con chip NFC e connessione alla rete, oppure smart-watch, e così via.
Tutti prerequisiti non richiesti (e/o facilmente superabili) nel caso dei semplici pagamenti 2.0.

La questione qui è decisamente differente rispetto al precedente caso. Non stiamo più parlando di sostituzione, ma affiancamento: i nuovi strumenti digitali riusciranno a diventare dei nuovi intermediari tra le persone e le banche?
Del resto smart-phone, smart-watch ed affini, tramite le relative piattaforme di pagamento sono solo uno strato superiore alla battaglia che si sta profilando al di sotto. Poco importa ad Apple, Google o Samsung se i vostri soldi sono "al sicuro" in banche tradizionali o in quella di Facebook.

Quando le tecnologie di pagamento saranno completamente aperte agli sviluppatori di terze parti (e vi siamo prossimi) non ci vorrà molto affinché in tanti vi si agganceranno. Implementare uno dei vari Pay all'interno di un software di Instant Messaging (o di qualsiasi altro tipo) sarà solo l'ennesima tra le varie modalità presenti per lo scambio di denaro.

Probabilmente in molti mercati lo smart-phone riuscirà a concentrare anche la funzione oggi demandata alle carte plastificate.
Ma dubito fortemente che esso diventerà -per tutte le persone- l'unica interfaccia verso le banche.
Letture consigliate:

La crypto-valuta: le monete virtuali decentralizzeranno l'economia?

[#bitcoin, #blockchain]


Ma nello scombussolamento dei ruoli di chi vuol fare da cassaforte (i giganti -e non- della rete con i loro pagamenti 2.0) e chi da chiave per la sua apertura (i giganti dell'industria con i loro smart-phone & co.), non poteva mancare lo stravolgimento del bottino stesso: quello che le persone vorrebbero mettere al sicuro nella cassaforte, cioè la moneta.

Da qualche anno a questa parte (sei per la precisione) una nuova valuta ha cominciato a diffondersi. E nell'ultimo periodo l'interesse attorno alla stessa è esploso a tal punto che sempre più utenti vi si sono avvicinati e sempre più servizi hanno cominciato ad affiancarla alle valute tradizionali.

Sto parlando del Bitcoin.

Siamo a metà del 2015 ed il Bitcoin finalmente è "ufficialmente" una valuta riconosciuta a livello mondiale. O meglio, accettata.
Il suo prezzo si è stabilizzato (1 btc costa attualmente circa 257 €), dopo le bolle del 2013 e 2014, le transazioni sono aumentate del 94% durante l'ultimo anno, così come il numero di utenti e il numero di portafogli.
Anche a livello demografico si è visto un aumento di utenti al di fuori della fascia 25-35, quella più popolosa e ovviamente più facilmente interessata al fenomeno (giovani, geek o nerd, early adopters o risparmiatori).


Cosa significativa, però, è l'interesse che gli sviluppatori (e con essi i fornitori di servizi associati) stanno avendo nei confronti della valuta: ciò si tramuta in maggiori possibilità per le persone, che sempre più numerose stanno maturando l'idea di una moneta digitale, globale, sicura ed inclusiva.

Senza entrare nel dettaglio di che cosa è il Bitcoin (vi rimando alle letture consigliate, fortemente consigliate), l'aspetto più interessante del fenomeno non è da cercare nella moneta in sé.




L'aspetto più prezioso è l'idea che c'è alla base: la blockchain.
La blockchain è un registro pubblico e condiviso sul quale si basa l'intera rete Bitcoin. Tutte le transazioni confermate sono incluse nella blockchain. In questo modo, i portafogli Bitcoin possono calcolare il loro bilancio spendibile, e nuove transazioni possono essere verificate per poter spendere Bitcoin che sono effettivamente nelle mani di chi li spende. L'integrità e l'ordine cronologico della blockchain sono protetti attraverso crittografia.

In tanti stanno pensando di utilizzare la stessa logica in campi che con l'economia o anche solo con portafogli e monete non c'entrano nulla.

La potenza data dall'uso di tecniche crittografiche distribuite per creare un registro unico, permanente e pubblico di tutte le azioni che si effettuano sembra aprire tanti scenari che vanno ben oltre i semplici scambi di denaro. Dalle transazioni finanziarie alla gestione di documenti conformi a normative governative, da sistemi per le votazioni alla gestione delle proprietà intellettuali: la lista è lunga e ricca di possibilità.

Ma tornando in tema: la cripto-valuta decentralizzerà l'economia?
Difficile dirlo e probabilmente crederlo. Sicuramente può diventare un sistema alternativo per facilitare il trasferimento di denaro a livello globale: esso è infatti immediato, non necessita di un controllo centralizzato da parte delle banche, è sicuro ed accessibile con facilità.

Per questo motivo è ipotizzabile che accadrà sempre più di frequente che le persone acquisteranno -o mineranno- monete Bitcoin, le trasferiranno, ed i riceventi le ritrasformeranno in valute locali.
Letture consigliate:



Nel prossimo futuro assisteremo a stravolgimenti nel campo economico-finanziario: nuovi player inaspettati tenteranno (come già stanno facendo) di sostituirsi alle banche tradizionali, perché mossi da motivazioni spesso slegate dalle stesse logiche vigenti.

Altri attori proveranno, invece, a sostituire -o perlomeno affiancare- i sistemi di pagamento attuali, con soluzioni sempre più tecnologiche e/o smart.

E nuove forme di beni cercheranno di rivoluzionare quella che da molti è definita essere una cosa non al passo con i tempi moderni: la moneta corrente.

Insomma: un attacco sotto ogni possibile aspetto (bene fisico - modalità di scambio - canale di trasferimento) a quella che ad inizio articolo ho dato per assodato essere indispensabile nella società in cui viviamo.

Come andrà a finire?
Avremo sempre più le tasche vuote (nel bene si spera! 0_o) e conti correnti virtuali sparsi nella rete e attivi/funzionanti solo grazie alla stessa?